Interventi che si possono eseguire sui castagneti da frutto, con e senz’autorizzazione.

I castagneti da frutto sono ormai molto ridotti (in seguito al mal dell’inchiostro e al cancro) in Italia, anche se in questi ultimi anni si sta assistendo ad un tentativo di recupero.

Indicazioni selvicolturali.

I castagneti si dividono in due principali categorie in base al prodotto ottenuto dal bosco.
– Palina di castagno, è un bosco ceduo con turno che può variare dai 20 a 30 anni, adatto alla produzione di assortimenti molto vari, dai rametti da intreccio ai pali per il sostegno dei cavi telefonici. La maggior parte dei boschi di questo tipo derivano da vecchi castagneti da frutto convertiti dopo l’abbandono delle zone montane. Più raro è trovare cedui di castagno derivanti da impianti appositi. I boschi con maggiore produzione si trovano in zone con terreni di derivazione vulcanica, ad esempio Monte Amiata e Sardegna che a fine turno possono raggiungere 13 – 20 m di altezza e 300 metri cubi di massa legnosa.


-Castagneto da frutto, Impianto specializzato che per secoli ha garantito alle popolazioni montane il sostentamento. Diffuso largamente in sostituzione di altre specie a partire dal medioevo fino agli inizi del ‘900, quando è iniziato il declino dovuto principalmente all’abbandono della montagna. La superficie occupata da castagneti da frutto è passata da 500 mila ettari a poco più di 80 mila.
L’impianto di un castagneto da frutto dovrebbe essere fatto con circa 200 – 300 piante per ettaro, che si ridurranno fino a 100 – 150 a fine turno. Tale riduzione è dovuta anche all’innesto (a spacco o a corona) che viene effettuato per propagare le cultivar da frutto.

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Importanti sono anche i boschi da legno, si allevano cultivar innestate come quelle da frutto per la produzione di legname adatto alla produzione di mobili ed altri manufatti.

Interventi che si possono eseguire senza chiedere alcuna autorizzazione:

a) potatura di ringiovanimento delle piante vecchie per rinvigorire la chioma;
b) potature delle piante giovani per prepararle all’innesto;
c) estirpazione delle infestazioni cespugliate (come ad esempio i rovi) che rendono difficoltosa la raccolta; si suggerisce di evitare taglio ed estirpazione della vegetazione non interferente con le pratiche castanili;
d) formazione, al piede delle piante, di ripiani sostenuti da muri a secco;
e) lavorazione dei ripiani di cui al precedente punto d) allo scopo di interrare foglie ed altre materie fertilizzanti; questa pratica prevista dalla legislazione si ritiene comunque sconsigliabile nei nostri castagneti;

Interventi che richiedono autorizzazione dell’Ente delegato:

a) estirpazione delle ceppaie e sostituzione con nuove piante di castagno o con altre specie forestali;
b) interventi elencati ai punti precedenti in castagneti da frutto abbandonati o in quelli in cui si sia già insediata vegetazione arborea o arbustiva invadente.

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