Rappresenta ancora un prodotto di nicchia e rientra, per quantità e prezzo, in un ordine di consumo etitario. La scarsa informazione dei consumatori e gli ahi costi di distribuzione sono, tuttavia, un limite che può essere superato, utilizzando anche le numerose potenzialità offerte da Internet.
Secondo la definizione dell’Ifoam (International Federation of Organic Agriculture Move-ments), “L’agricoltura biologica comprende tutti i sistemi agricoli che promuovono la produzione di alimenti e fibre in modo sano dal punto di vista sociale, economico e ambientale.
Questi sistemi hanno come base della capacità produttiva la fertilità intrinseca del suolo e, nel rispetto della natura delle piante, degli animali e del paesaggio, ottimizzano tutti questi fattori interdipendenti.
L’agricoltura biologica riduce drasticamente l’impiego di input esterni, attraverso l’esclusione di fertilizzanti, pesticidi e medicinali chimici di sintesi. Al contrario, utilizza la forza delle leggi naturali per aumentare le rese e la resistenza alle malattie.”
Queste specifiche, provenienti da un organismo autorevole e “di settore” come l’Ifoam, aiutano a comprendere come si stiano evolvendo, oggi, la filosofia e i principi di base dell’agricoltura biologica. In un passato ancora recente, erano, invece, mistici e pionieristici, fondati sui valori antroposofici e biodinamici introdotti da Rudolf Steiner fra la fine dell’Ottocento e il primo dopoguerra.
Uscita da un ambito elitario, l’agricoltura biologica si propone attualmente come un’importante alternativa di mercato ai tradizionali sistemi di coltivazione e produzione.
La viticoltura biologica, così come le altre attività agricole a carattere “naturale”, deve fare capo al Regolamento CEE n. 2092/91 del 24.06.1991 che stabilisce: la rotazione delle colture.
La caratteristica di fondo dell’alimentazione e del bere naturale rimane al momento quella di un mercato di nicchia: il consumo di prodotti biologici rappresenta in Italia solo l’I per cento del totale dei consumi alimentari. Ciò in contrasto con i trend in forte crescita riguardanti il numero delle aziende agricole biologiche italiane (passate fra il ’92 e il ’95 da circa 2000 a 8500 unità), e le aree coltivate (da 25 000 a oltre 270 000 ettari, comprensivi di quelli in conversione, secondo elaborazioni Nomisma su dati del Ministero dell’Agricoltura).
Il paradosso, tutto italiano, risiede, dunque, in un forte incremento produttivo, cui non corrisponde un’adeguata commercializzazione. Questi dati generali sul settore biologico-alimentare, risultano estremamente utili per inquadrare anche la situazione del vino prodotto con criteri “naturali”. I segmenti vitivinicolo e olivicolo (aggregati nelle stime), coprono appena il 5 per cento del comparto della produzione biologica italiana.
Questo significa che un plotoncino di piccole-medie aziende agricole molto agguerrite sta cercando le strade valide per commercializzare i propri prodotti, utilizzando tutti i canali possibili di comunicazione, Internet compresa. La rete telematica globale, per le sue caratteristiche specifiche, fornisce diverse risposte interessanti alle difficoltà “promozionali” dei produttori di vini biologici.
I problemi principali del comparto possono essere individuati nella scarsa informazione dei consumatori, negli alti costi di distribuzione, nella frammentazione e nella scarsità di offerta, nella limitata presenza nella distribuzione moderna e nei prezzi ancora troppo alti rispetto a prodotti analoghi non biologici; ebbene Internet, che consente di raggiungere facilmente tutti i mercati del globo e di operare comodi acquisti on-line a distanza, è in grado, almeno a livello potenziale, di sopperire a molte di queste deficienze strutturali.
Se i produttori e gli organismi di controllo e promozione del settore biologico sapranno sfruttare bene tale mezzo, probabilmente riusciranno a organizzarsi meglio, ad abbassare i costi distributivi e a raggiungere meglio i clienti; tale spirale virtuosa dovrebbe consentire abbassare anche i prezzi dei prodotti. Con grande beneficio per tutti.
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