Nell’Ottocento, nel nostro paese, c’erano migliaia di vitigni, a volte diversi da villaggio a villaggio.
Tuttavia ognuno con particolarità e specifiche caratteristiche.
Questa ricchezza di vitigni autoctoni, dopo l’avvento della filossera e con il passare degli anni, si è poi fortemente ridimensionata.
In molte aree d’Italia, c’è stato poi il periodo contrassegnato dall’impianto di vitigni molto produttivi, anche se scarsi sul fronte della qualità.
Contenuto del post:
Un viaggio alla scoperta dei vini ed i vitigni più famosi d’Italia.
Negli ultimi 30 anni, aiutata anche dal passaggio della viticoltura (da promiscua a specializzata), nasce la moda a riconvertire questo “status quo” (da varietà di bassa qualità a varietà pregiate).
Sono, quindi, arrivati i vitigni cosiddetti internazionali (in larga parte, già presenti nell’Ottocento nei vigneti italiani). In Italia, comunque, il numero dei vitigni resta ancora davvero molto alto, il più elevato al mondo. Ecco un piccolo elenco di 50 e più vini e vitigni d’Italia.
Greco.
Quando si parla del vino Greco è praticamente impossibile non ricordare anche la sua gloriosa storia e il suo fondamentale contributo alla diffusione in Europa della bevanda di Bacco.
In antichità i vini Greci, in particolare quelli dolci, erano famosi ovunque, soprattutto nell’antica Roma. In seguito gli antichi colonizzatori Greci introdussero la vite e il culto del vino nelle terre e nei luoghi in cui arrivavano.
Nonostante l’importanza del vino nella cultura dell’antica Grecia, un fattore che avrebbe fatto pensare ad uno sviluppo dell’enologia del paese senza pari in nessun altro luogo del mondo. Tuttavia la produzione di vino in Grecia ha vissuto nei secoli scorsi un lungo periodo di recessione.
Mentre gli altri paesi Europei continuavano il loro sviluppo nelle tecniche enologiche, la Grecia non fece altrettanto, soprattutto durante il dominio degli Ottomani. Allo stesso modo la strepitosa fama del vino Greco fu consegnata alla memoria del tempo.
Tuttavia negli ultimi venti anni del secolo scorso, l’enologia Greca sta mostrando una nuova vita cercando di recuperare e riprendere il passo degli altri paesi produttori del mondo.
Grignolino.
Portacomaro, ed in particolare Migliandolo, rappresentano la miglior zona di produzione per questo vino poco noto ma apprezzato dagli intenditori più raffinati.
Oggi l’immagine vitivinicola dell’astigiano si immedesima con la Barbera, ma molti altri vini DOC e DOCG sono fortemente rappresentati sul territorio, ed uno di questi è proprio il Grignolino, che nel corso dell’ultimo secolo ha perso la sua originaria importanza, ma che attualmente nel mondo degli appassionati ed esperti di vini di nicchia sta rapidamente riconquistandosi delle posizioni.
E’un vino da bere giovane, dal colore rubino tendente all’aranciato se invecchiato e dal profumo delicato, ma persistente di ciliegia, con note fruttate e richiami sia floreali sia speziati.
Il sapore è asciutto leggermente tannico con gradevole retrogusto amaragnolo e mandorlato ; con un leggero invecchiamento diventa più morbido.
Grillo.
È un vitigno autoctono d’uva bianca, esso presenta degli acini medio grandi di colore giallo e sferici.
L’impianto era tradizionalmente ad alberello, oggi è realizzato con spalliera bassa. Il raccolto è normalmente abbondante. Tuttavia non tutti i terreni sono adatti a questo vitigno che ha la particolarità di avere un grado zuccherino molto più elevato rispetto alle altre uve bianche.
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Il grillo, vinificato in purezza con l’ausilio della criomacerazione ha dato vini bianchi di grande spessore organolettico. La varietà autoctona Grillo è stata per secoli esclusiva del territorio marsalese. Ed ha particolare importanza la produzione del marsala del quale è uno dei più utilizzati vitigni, spesso insieme all’Inzolia ed al Catarratto.
Caratteristica del Grillo è la sua vocazione a diventare vino di alto grado già dopo la vendemmia, superando sovente la gradazione alcolica di 15/16 C°. Altra vocazione insolita per un vino bianco, quella di essere ottimo come vino invecchiato, anni, decenni, secoli. Il vino Marsala migliore viene ottenuto proprio da uve Grillo.
Groppello.
La tradizione popolare contadina bresciana è stata, da tempo memorabile, tenacemente fedele al riconoscimento delle qualità di un vitigno e di un vino caratteristico della Valtènesi: il Groppello.
rattasi di una appellazione che ha origini remote legate indubbiamente a caratteristiche morfologiche del grappolo del vitigno, contraddistinto da forma chiusa, serrata, compatta come una “pigna”, con etimologia certamente dialettale derivata dei vernacoli lombardi (grop) e veneti (gropo) e spesso alternata con la dizione di “pignola” per analogia di raffronto anatomico.
Pretendere di far risalire storicamente il Groppello, oggi coltivato per la maggior parte in Valtènesi, a nobili origini etrusche, romane o barbariche d’alto medioevo, significa giocare d’intuizione peraltro senza testimonianze certe o validi raffronti oggettivi.
Inzolia.
Tra i vitigni autoctoni insulani a bacca bianca protagonisti di questa “rinascita” c’è sicuramente l’Inzolia. Vitigno dalle antichissime origini, largamente diffuso nei territori centro-occidentali della Sicilia. Da Palermo ad Agrigento, esso è in grado di adattarsi bene anche in condizioni climatiche piuttosto siccitose.
Da sole o in uvaggio, le uve dell’Inzolia concorrono alla composizione di numerose e pregiate DOC siciliane tra cui il Bianco d’Alcamo, il Marsala, lo Sciacca, il Contea di Sclafani e il Contessa Entellina.
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